UFO - NEI TESTI ANTICHI - WIKIPEDIA
Secondo i sostenitori delle teorie clipeologiche, nella letteratura antica vi sarebbero numerose segnalazioni di oggetti volanti che si muovevano nel cielo. Spesso tali fenomeni sono stati attribuiti a divinità o entità soprannaturali, ma in altri casi, come nelle cronache o in altri testi storici, gli autori avrebbero cercato di descrivere ciò che vedevano senza confonderlo con immagini mitiche o religiose[8].
Diodoro Siculo ha raccontato che nell'Antica Grecia il condottiero Timoleone avvistò una torcia volante durante un viaggio in mare tra la Grecia e la Sicilia[5].
Nell'Antica Roma, autori come Plinio il Vecchio, Tito Livio[9] e Giulio Ossequente hanno raccontato l'apparizione nel cielo di torce, fiaccole e scudi ardenti e riferito anche l'apparizione di due soli o due lune, mentre Seneca nelle Naturales quaestiones ha riferito dell'apparizione di travi luminose[2][8]; Cicerone, nel De divinatione, ha riferito anche di un'apparizione del Sole di notte.
Anche nelle cronache del Medioevo si trovano riferimenti a scudi ardenti, come quelli comparsi in cielo a Sigiburg nel 776 e descritti negli Annales Laurissenses, all'epoca di Carlo Magno, ma anche a croci luminose, come quella comparsa a Firenze nel 1301 e descritta dallo storico Dino Compagni nella Cronica delle cose occorrenti ne' tempi suoi[2][8].
Nel Rinascimento vi sono riferimenti a travi volanti infuocate[8], come quella segnalata da Leone Cobelli nel 1487 a Forlì[10] e quella segnalata da Benvenuto Cellini vicino a Firenze intorno al 1550[11]. Nel 1487 Giacomo Trotti scrisse da Milano che apparve "una balla [palla] de focho assai grossa in aere a Cassino, la quale vien in castello per lo barcho [parco] adirectura a la torre del castello sopra la camera dove se fece la dieta [riunione], et lì la despare [scompare]".[12] Nel 1496 Bernardino Corio scrive che "di notte sopra il castello [di Milano] apparvero grandissimi fuochi" a preannunciare la morte della duchessa Beatrice d'Este.[13] Quest'ultima apparizione è stata messa in relazione da alcuni storici con quella avvenuta esattamente nei medesimi giorni sul cielo di Parma, come raccontato da Ludovico Cavitelli nei suoi annali: una "fax ignea" cioè una fiaccola (un bagliore di fuoco), con tre stelle nella parte inferiore e altrettante nella superiore, del colore del prassino, con orribili facce d'uomini, apparve in cielo e fu udita muggire; contemporaneamente i campi erano corrosi dai bruchi. Dello stesso avvenimento parla Elia Cavriolo nella sua Storia di Brescia, sebbene riferendolo all'anno successivo: "apparve in cielo una falce che sopra di sé aveva tre sanguinose stelle, e sotto tre altre di color verde, ed apparve un'orribil faccia d'uomo che con grandissimo spavento de' riguardanti muggiva in aria. E l'eruche, et altri vermi, non solo nocere all'Herbe, et a sterpi, ma agl'huomini ancora".[14]
Le cronache del Cinquecento hanno tramandato due famosi eventi, il Fenomeno celeste di Norimberga del 1561 e il Fenomeno celeste di Basilea del 1566.
Nel 1680 il cronista Erasmus Francisci nel libro Der Wunder ha riferito di avvistamenti di navi volanti avvenuti nei paesi del Nord Europa sul Mar Baltico nella seconda metà dei Seicento e in un caso avvenuto nel 1665 sarebbe apparso tra le navi un oggetto circolare avente la forma di "un cappello da prete"[15].