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Lucio Anneo SENECA

TdG - "MORIRE di SETTA" - Art. 19 Costituzione Italiana

 


 
Costituzione Italiana, art. 19  
Esercitando il diritto di essere informati e il dovere di informare.

 

La Costituzione Italiana, all'art. 19, riconosce in modo ampio la libertà di religione.

Essa viene intesa come libertà di fede religiosa per evidenziare il diritto di ogni individuo di professare la propria fede e di farne propaganda.

La libertà di religione viene intesa inoltre come libertà di pratica religiosa, perché comporta il diritto di esercitarne in privato o in pubblico il culto, cioè di svolgere e di prendere parte a preghiere e riti religiosi.

Questa seconda libertà trova un unico limite: non deve trattarsi di riti religiosi contrari al buon costume.

La disciplina della libertà religiosa è collegata a diversi altri principi costituzionali: innanzitutto il principio di eguaglianza che vieta qualunque discriminazione tra gli individui a causa della religione professata.

Il problema si pone nei confronti delle religioni, movimenti e sette che ritenendosi detentrici di autorità divina annullano con le loro regole il diritto fondamentale di professare e/o cambiare religione in completa libertà senza discriminazioni e senza che l'esercizio di tale libertà sia punito o sanzionato in alcun modo.

Pertanto il "favorreligionis" di cui godono le organizzazioni o associazioni religiose, sancito dalla Legge, non può e non deve ledere i diritti personali del cittadino. 

La Congregazione dei testimoni di Geova operante in Italia in piena libertà, godendo dei diritti garantiti dalla Carta Costituzionale Italiana e di quella Europea non garantisce la libertà di religione ai suoi associati.

Infatti, essa pratica e incoraggia l'Emarginazione Coercitiva verso chi, per motivi di coscienza o per infrazioni alle regole religiose, lascia il movimento e ne è espulso.

L'Emarginazione Coercitiva non è l'intollerante comportamento di pochi affiliati, ma una regola " imposta dai vertici del movimento. "

Un'inquisizione religiosa atta a indagare sulla vita e le scelte personali oltre che sulle opinioni e sul credo degli individui per reprimere il loro pensiero indipendente e la loro libertà di scelta.

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Titolo: L’ostracismo geovista: una prassi allarmante, mentre al senato si discute per l'intesa!   Dom Giu 27, 2010 2:32 pm  

L’ostracismo geovista: una prassi allarmante
Articolo collegato: L’Intesa tra Governo italiano e Congregazione dei Testimoni di Geova


Nel disegno di legge n°2237, attualmente assegnato alla 1ª Commissione permanente (Affari Costituzionali) del Senato, contenente “Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Congregazione cristiana dei testimoni di Geova in Italia” – all’articolo 2, comma 2 – si stabilisce, tra l’altro, che «la Repubblica … riconosce che … gli atti in materia spirituale e disciplinare si svolgono senza alcuna ingerenza statale». Sanno i membri del Governo e i Parlamentari cosa implicherà l’eventuale trasformazione in legge dello Stato di questa disposizione? Coloro che hanno contribuito, a vario titolo, alla stesura del predetto disegno di legge sanno qual è l’atteggiamento dei vertici del geovismo nei confronti degli affiliati che esprimono motivato dissenso sulla loro ideologia e che, per questo dissenso, subiscono misure disciplinari da parte degli organismi “giudiziari” della Congregazione geovista? Ebbene, si legga quanto dichiarato dall’organo ufficiale dei Testimoni di Geova – il periodico La Torre di Guardia – nell’edizione del 15 gennaio 1954, pag. 62: «Noi oggi non viviamo fra na­zioni teocratiche in cui i membri della nostra famiglia carnale potrebbero essere sterminati da Dio e dalla sua organizzazione teocratica per apostasia, come era possibile ed era ordinato di fare nella na­zione d’Israele … possiamo agire contro gli apostati soltanto fino ad un certo punto … La legge dello Stato e la legge di Dio mediante Cristo ci proibiscono di uccidere gli apostati, anche se sono membri della nostra stessa famiglia carnale».

Cosa significa, allora, per i Testimoni di Geova l’essere tenuti a “conformarsi all’ordine di disassociazione” (espulsione), impartito dai tribunali giudiziari geovisti, di cui parla la rivista appena citata?

I singoli Testimoni di Geova sono tenuti ad attenersi alla presunzione di fondo che, «se qualcuno è disassociato [espulso], allora deve aver avuto un cuore veramente cattivo e/o dev’essere stato deciso a perseguire una condotta che disonora Dio» (citazione da La Torre di Guardia del 15 giugno 1983, pag. 31). In realtà, si viene espulsi dal geovismo per i motivi più disparati; magari per aver dissentito sulle interpretazioni dei vertici dottrinari riguardo a questioni come festeggiare un compleanno, accettare una trasfusione di sangue, fumare, criticare la strategia di riscrittura della propria storia attuata dai vertici del Movimento, contestare qualcuna delle mutevoli “rivelazioni” di cui il Direttivo mondiale ritiene di essere destinatario. Quindi, è abbastanza evidente che non è un dato pacificamente garantito l’esercizio del diritto di critica da parte degli affiliati su quanto promosso dai dirigenti del Movimento geovista. Anzi, nei confronti degli “apostati” il Movimento geovista adotta la più disumana delle misure: l’ostracismo; in cosa consiste questa prassi? Con una sintetica rassegna della letteratura geovista (le seguenti citazioni sono tratte dall’organo ufficiale del Movimento, di cui si indicano i riferimenti), diamo conto delle discutibili regole vigenti nei gruppi geovisti e sostenute dall’ente con il quale il Governo italiano ha deciso di stipulare l’Intesa: la “Congregazione cristiana dei testimoni di Geova” con sede in Roma.

Quando un padre o una madre o un figlio viene espulso dalla Congregazione geovista, come dev’essere trattata tale persona dai membri della famiglia rimasti fedeli al verbo di Geova? Rispondendo a questa domanda, La Torre di Guardia legifera: «Se i figli sono maggiorenni, vi può essere una separazione e una rottura vera e propria dei vincoli familiari, perché i vincoli spirituali sono già spezzati» (edizione del 15 gennaio 1954, pag. 62); i genitori «non accordano a [un figlio] disassociato la stessa approvata relazione spirituale concessa agli altri» (edizione del 15 gennaio 1975, pag. 55). Ancora più esplicitamente, La Torre di Guardia del 15 maggio 1963 afferma: «Che accadrebbe, dunque, se il figlio di una famiglia che fa parte della visibile organizzazione di Dio si opponesse a quest’opera di profetizzare intorno al Regno? … Che dovrebbero fare il padre e la madre dedica­ti e battezzati? Essi non osano lasciarsi dominare dai sentimenti; non osano nemmeno risparmiare questa persona cara che hanno generato … Devono trafiggerlo perché ha profetizzato falsamente. Devono conside­rarlo spiritualmente morto, uno con cui non si deve avere alcuna associazione né comunione religiosa e il cui profetizzare dev’essere rigettato».

E se il parente espulso non fa parte della stretta cerchia familiare? In questo caso, il “codice geovista” sancisce che «si dovrebbe far comprendere al parente disassociato che ora le sue visite non sono benvenute come prima» (edizione del 15 gennaio 1964, pag. 42); inoltre, la regola prevede che «se il disassociato o dissociato è un parente che vive fuori di casa o non è dell’immediata cerchia familiare, potrebbe essere possibile non avere quasi nessun contatto col parente. Anche se eventuali questioni di famiglia richiedessero qualche contatto, è certo che questi contatti dovrebbero essere mantenuti al minimo” (edizione del 15 aprile 1988, pag. 28).

E se un uomo e una donna, entrambi Testimoni di Geova, sono promessi in matrimonio e uno viene poi espulso prima del matrimonio? Il Testimone fedele «deve troncare il legame col disassociato …Se non tiene conto di ciò sposando il disassociato, anch’egli può essere disassociato» (edizione del 15 gennaio 1964, pag. 43).

E se l’espulso non è un parente? La norma geovista è lapidaria: «Ogni associazione con lui è troncata» (edizione del 15 gennaio 1964, pag. 41); l’accanimento contro chi viene espulso è stupefacente: «I membri della congregazione [geovista] non gli [all’espulso] stenderanno la mano dell’amicizia, e non gli diranno nemmeno “Ciao” o “Arrivederci”. Non converseranno con lui né mostreranno in alcun modo di notarlo» (edizione del 15 dicembre 1963).

Inoltre, la Congregazione geovista prescrive: «Che cosa si deve fare se un disassociato e un membro della congregazione lavorano nello stesso luogo per l’impiego secolare? … Benché sia permesso conversare nella misura necessaria per assolvere le funzioni del lavoro, non è appropriato associarsi nel senso di parlare liberamente … sarebbero considerate solo le cose necessarie relative al lavoro, mai questioni spirituali o altre questioni che non sono nella categoria delle cose necessarie per il lavoro secolare. Se i rapporti necessari sono troppo frequenti e intimi, il cristiano può considerare di cambiare l’impiego» (edizione del 15 dicembre 1963, pag. 762).

Si noti, infine, che «colui che deliberatamente non rispetta la decisione [disciplinare] della congregazione rischia di essere a sua volta disassociato» (edizione del 15 dicembre 1963). Quindi, chi decidesse, secondo coscienza, di continuare a mantenere rapporti sociali e familiari con gli ex membri, verrebbe a sua volta sanzionato.

È interessante osservare che, quando la letteratura geovista parla dell’ostracismo adottato da altri gruppi religiosi nei confronti degli affiliati dissidenti, allora parla di “intimidazioni” (cf La Torre di Guardia del 15 gennaio 1969, pag. 55); invece, quando l’ostracismo viene praticato in casa geovista, esso diventa una dimostrazione di lealtà a Dio: infatti, così è descritto l’ostracismo che i Testimoni sono indotti a praticare nei confronti di chi non ha proprio niente contro Dio, ma dissente sui mutevoli insegnamenti proposti dal Direttivo geovista mondiale.

A questo punto qualcuno potrebbe dubitare che queste rigide, intolleranti regole trovino pratica attuazione nella vita comunitaria dei Testimoni di Geova; ebbene, per farsi un’idea della concreta portata di quest’intransigente, allarmante prassi si consultino alcune significative esperienze di chi ha subìto questo disumano trattamento.

Solo per citare un esempio eclatante, nel 2004, la rubrica televisiva di RAIDUE “TG2 -Dossier storie” mandò in onda alcuni servizi riguardanti i Testimoni di Geova: in uno di essi fu intervistato un “anziano” dei Testimoni (che militava nel gruppo da circa 30 anni), il quale celava la propria identità al pubblico per il fatto che, a causa della radicale critica che rivolgeva al gruppo religioso di appartenenza, se fosse stato identificato, avrebbe corso il rischio di essere espulso e conseguentemente ostracizzato da familiari e amici Testimoni.

La sistematica applicazione dell’ostracismo come corollario dell’attività “disciplinare”, praticata dal Movimento, giustifica appieno, da sola, l’allarme sociale che accompagna l’adesione al geovismo; come può, allora, uno Stato accettare aprioristicamente di non “interferire” nell’attività disciplinare della “Congregazione cristiana dei testimoni di Geova”?

Sarebbe, quindi, doveroso che “prima di arrivare ad un’Intesa lo Stato dovrebbe valutare con maggiore attenzione, con prudenza e discernimento. Il che non significa negare una libertà che è garantita a tutti. Eventualmente si nega in questo caso un regime di particolare favore. Cosa ben diversa dall’esercizio della libertà religiosa”.


Fonte: http://www.mondoraro.org/2010/06/26/l%E2%80%99ostracismo-geovista-una-prassi-allarmante/
 
 
 
 

 

Ai Testimoni di Geova è proibito indagare o accertarsi di ciò che è insegnato dalla Torre di Guardia, che sia vera o no,  per ottenere questo è importante che rimangano nella mancanza di conoscenza, ovverosia nella sola conoscenza, artefatta, ( La loro stessa Bibbia è tradotta ad " ARTE " , per avvalorare le loro filosofie religiose) che viene loro propinata.   Nel passato per chi voleva sapere troppo, o faceva  troppe domande, in particolare per gli  "artisti " ( come la storia dimostra ), si aprivano le porte dell'INQUISIZIONE,  EMARGINAZIONE o  CAMPI DI CONCENTRAMENTO : Vedi " SIBERIA " ,  o dell'OSTRACISMO,  anche facendo uso  della DELAZIONE,  come nel medioevo per  l'Inquisizione,  oggi ancora in uso  nei Testimoni di Geova.! 

 

 ***Pensate che con questa forma di psudo-cristianesimo,  credono di riconquistare, coloro che hanno avuto la capacità, il  CORAGGIO e la conoscenza da uscirne !!!  

 

Cosa vuol dire questo ? Che la conoscenza sia per le religioni che per la politica è pericolosa, PERCHE'? perchè li sbugiarda !!! 

 

E' giusto sottolineare la parola  CORAGGIO, perchè il motivo  per cui molti   Testimoni di Geova non lasciano l'organizzazione è a motivo della  "  PAURA " che creano tramite l'ostracismo, che è un vero e proprio linciaggio psicologico. Questo spiega perchè la Russia ha bandito i Testimoni di Geova per  TERRORISMO."

A motivo dell'ostracismo esercitato, si annovera fra i Testimoni di Geova, casi di malattie e disturbi nervosi, nonchè SUICIDI !!!! Siamo ben lontani  dalla parobola del " Buon Pastore " di Gesù !

Per ulteriori informazioni vedi :

 giancarlo38.it