ENKI- ETIMOLOGIA - ATTRIBUTI - WIKIPEDIA
Etimologia[modifica | modifica wikitesto]
L'esatto significato del suo nome sumerico non è certo: la traduzione "Signore (en) della Terra (ki)" potrebbe essere errata in quanto le forme con il suffisso dell'ergativo (en-ki-ka/ga-ke4) indicano che il termine non è ki, "terra", bensì kig.
Poiché kig compare anche in sumero emesal ("bella lingua", una forma acrolettica) come forma del verbo ki aĝ2, "amare" (letteralmente "misurare il kig"), è stato proposto che kig abbia il significato di "benevolenza", e il che coinciderebbe anche con il carattere benevolo di Enki.[3]
Il significato di Enki potrebbe quindi essere anche "Signore della Benevolenza". Il nome Ea è di origine semitica e deriva dalla radice semitica occidentale *ḥyy la quale significa "vita".
La forma sarebbe un antico stato determinato col significato di "Vita" ovvero il "Vivente", "Colui che Vive".[4]
Attributi[modifica | modifica wikitesto]

Il principale tempio di Enki è chiamato E-abzu, che significa tempio abzu (anche E-en-gur-a, che significa casa delle acque sotterranee), un tempio di tipo ziggurat circondato dalle paludi dell'Eufrate presso l'antica costa di Eridu nel Golfo Persico.
Egli era il custode dei poteri divini chiamati Me, i doni della civilizzazione. Viene spesso raffigurato con una corona ornata di corna della divinità vestita con la pelle di una carpa.
Considerato come il modellatore del mondo, dio della saggezza e di tutta la magia, Enki era caratterizzato come il signore di Abzu (Apsu in Accadico), il mare d'acqua dolce o sotterraneo situato all'interno della Terra.
Nel successivo racconto epico babilonese Enūma eliš, Abzu, il generatore degli dei è inerte e addormentato ma la sua pace viene disturbata dagli dei più giovani, così predispone che vengano distrutti.
Suo nipote Enki, scelto per rappresentare i giovani dei, lancia un incantesimo su Abzu incantandolo in un lungo sonno, in modo da confinarlo nelle profondità della Terra.
Successivamente Enki stabilisce la propria dimora nelle profondità di Abzu. Enki, quindi, assume tutte le funzioni di Abzu, compresi i suoi poteri come signore delle acque e della fertilità.[5]
Le prime iscrizioni reali del terzo millennio a.C. menzionano “le canne di Enki” (Phragmites australis).
Nonostante tali canne fossero un importante materiale dedicato alla manifattura, come nell'intreccio di cestini e contenitori, e raccolto all'esterno delle mura cittadine, era utilizzato principalmente per il trasporto dei morti o dei malati.
Questo fatto collega Enki con il Kur o l'oltretomba della mitologia sumera. In un'altra tradizione ancora più antica, Nammu, la dea creatrice della materia primordiale e divinità madre ritratta come “colei che ha dato alla luce i grandi dei”, veniva raffigurata come la madre di Enki e forza creatrice dell'acqua, e si diceva che la sua esistenza precedesse quella di Ea-Enki.[6]
Benito afferma "Con Enki si osserva un interessante cambiamento nel simbolismo dei sessi", l'agente fertilizzante è anche l'acqua, in Sumero 'a' o 'Ab che significa anche sperma.
In un passaggio di un inno sumero, Enki si sofferma su degli alvei vuoti e li riempie con la sua 'acqua'.[7]
Questo passaggio potrebbe riferirsi alla ierogamia o matrimonio sacro di Enki con Ki/Ninhursag (la Terra).
I suoi simboli includono una capra ed un pesce, che poi combinati insieme in un'unica bestia si trasformano nella Capra del Capricorno, riconosciuta anche come il segno zodiacale del Capricorno.