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Lucio Anneo SENECA

JULIUS VERNE - AVEVA RAGIONE

 

Jules Verne aveva ragione! Gli scienziati hanno scoperto un Oceano nelle profondità della Terra

Se vi dicessero che sotto i vostri piedi si nasconde un oceano più vasto di tutti quelli che conosciamo, probabilmente pensereste a fantascienza. Eppure, quello che Jules Verne immaginava nel suo celebre "Viaggio al centro della Terra" sta diventando straordinariamente reale. Due scoperte scientifiche rivoluzionarie, distanti oltre un decennio l'una dall'altra, hanno confermato l'esistenza di enormi riserve d'acqua sepolte a centinaia di chilometri sotto la superficie terrestre - una rivelazione che sta cambiando radicalmente la nostra comprensione del pianeta su cui viviamo.

La storia che vi sto per raccontare ha tutto il sapore di un'avventura, ma è scritta nei laboratori di ricerca e nelle profondità inesplorate del nostro pianeta. È la storia di diamanti che hanno viaggiato dall'inferno, di minerali impossibili e di una scoperta che potrebbe riscrivere i libri di geologia.

Il primo indizio dal Brasile: quando viene rinvenuto un misterioso diamante

Era il 2008 quando alcuni minatori artigianali, frugando nei sedimenti fluviali poco profondi della regione di Juína, nello stato brasiliano del Mato Grosso, hanno estratto quello che sembrava un diamante senza valore. Marrone, rozzo, largo appena tre millimetri e completamente inadatto alla gioielleria, quel piccolo cristallo nascondeva però un segreto che avrebbe fatto saltare dalla sedia la comunità scientifica mondiale.

Il professor Graham Pearson dell'Università di Alberta, in Canada, acquistò quel diamante "inutile" per soli 20 dollari nel 2009, mentre cercava tutt'altro. Fu il suo studente laureato, John McNeill, a notare qualcosa di straordinario durante le analisi preliminari: nascosto all'interno del diamante c'era un granello di un minerale mai visto prima sulla Terra - la ringwoodite.

Questo non era un dettaglio da poco. La ringwoodite era stata osservata solo nei meteoriti caduti dal cielo, mai in campioni terrestri. Quello che rendeva questa scoperta ancora più sensazionale era che la ringwoodite conteneva acqua - non acqua liquida come quella che beviamo, ma molecole d'acqua intrappolate nella struttura cristallina del minerale stesso.

Quando Pearson e il suo team pubblicarono la loro ricerca sulla prestigiosa rivista Nature nel marzo 2014, il mondo scientifico rimase a bocca aperta. Quel minuscolo frammento di ringwoodite conteneva l'1,5% del suo peso in acqua - e proveniva da una profondità compresa tra 410 e 660 chilometri sotto la superficie terrestre, in quella che i geologi chiamano "zona di transizione" del mantello.

Ma cosa significava tutto questo? Significava che la zona di transizione terrestre poteva contenere tanta acqua quanto tutti gli oceani della superficie messi insieme. Come spiegò lo stesso Pearson: "È la conferma che c'è una quantità davvero, davvero grande di acqua intrappolata in uno strato molto particolare nelle profondità della Terra."

Il viaggio infernale di un diamante

La storia di come quel diamante sia arrivato in superficie è degna di un film d'avventura. Il piccolo cristallo verde, segnato dal suo viaggio di 525 chilometri verso l'alto, è stato trasportato da un'eruzione vulcanica chiamata kimberlite - un'esplosione così violenta che Pearson la paragona a "lanciare una mentina in una bottiglia di soda. È una reazione molto energetica, carica di gas, che si apre a colpi la strada verso la superficie terrestre."

I diamanti che provengono da queste profondità estreme sono spesso "letteralmente sembrano essere stati all'inferno e ritorno", come li descrive Pearson. Sono deformati, danneggiati, completamente inutili per la gioielleria, ma per i geoscienziati rappresentano finestre uniche sulle viscere del nostro pianeta.

La conferma dal Botswana: quando viene trovato un secondo tesoro

Se una sola scoperta poteva essere considerata una fortunata casualità, quello che accadde nel 2022 trasformò il sospetto in certezza scientifica. Tingting Gu, fisica dei minerali allora al Gemological Institute of America di New York (ora all'Università Purdue), stava analizzando le inclusioni in diamanti rari quando si imbatté in qualcosa di straordinario.

Un diamante proveniente dalla miniera di Karowe in Botswana, inizialmente scartato per un difetto che sembrava un "occhio di pesce" - un centro blu profondo circondato da una foschia bianca - conteneva in realtà un frammento ancora più profondo del mantello terrestre. L'analisi rivelò che questo diamante si era formato a circa 660 chilometri di profondità, proprio al confine tra il mantello superiore e quello inferiore.

Come pubblicato su Nature Geoscience, questo secondo campione di ringwoodite confermava definitivamente che l'acqua non era confinata in una piccola sacca localizzata, ma probabilmente si estendeva attraverso vaste aree della zona di transizione terrestre. "Se hai solo un campione, potrebbe essere solo una regione idra localizzata", spiegò Suzette Timmerman, geochinmica del mantello dell'Università di Alberta, "mentre ora che abbiamo il secondo campione, possiamo già dire che non si tratta solo di un evento singolo. È probabile che sia diffuso."

Il ciclo dell'acqua profonda: un meccanismo planetario invisibile

Ma da dove viene tutta quest'acqua? La risposta ci porta a uno dei meccanismi più affascinanti del nostro pianeta: il ciclo dell'acqua profonda. Quando le placche tettoniche oceaniche scivolano sotto altre placche in un processo chiamato subduzione, trascinano con sé enormi quantità di acqua oceanica nelle profondità della Terra.

Normalmente, l'olivina - il minerale dominante del mantello superiore - non può trattenere acqua alle temperature e pressioni estreme. Ma quando raggiunge profondità maggiori, sotto la pressione di centinaia di chilometri di roccia, l'olivina si trasforma prima in wadsleyite e poi in ringwoodite - minerali capaci di intrappolare quantità significative di acqua nella loro struttura cristallina.

Come spiega il Scientific American, questo processo crea una sorta di "cimitero di lastre subdotte" nella zona di transizione, dove l'acqua rimane intrappolata per milioni di anni prima di essere eventualmente rilasciata attraverso l'attività vulcanica, completando così un ciclo dell'acqua che opera su scale temporali geologiche.

Conseguenze rivoluzionarie per la storia della Terra

Questa scoperta sta rivoluzionando la nostra comprensione di come funziona la Terra. L'acqua cambia drasticamente il comportamento delle rocce: influenza come si sciolgono, come si raffreddano e come si muovono nel mantello. "Una delle ragioni per cui la Terra è un pianeta così dinamico è la presenza di acqua nel suo interno", sottolinea Pearson. "L'acqua cambia tutto nel modo in cui funziona un pianeta."

La presenza di questo oceano nascosto potrebbe spiegare molti fenomeni geologici che finora erano rimasti misteriosi: dal movimento delle placche tettoniche all'attività vulcanica, dalle variazioni nella velocità delle onde sismiche ai processi di fusione delle rocce nel mantello. Come riportato da Live Science, questa scoperta "può aiutare gli scienziati a comprendere meglio il ciclo dell'acqua terrestre e come i processi geologici profondi influenzano la superficie del pianeta."

Jules Verne aveva ragione?

Quello che rende questa storia ancora più affascinante è come la realtà scientifica stia raggiungendo l'immaginazione letteraria. Nel suo "Viaggio al centro della Terra", Jules Verne aveva immaginato vasti oceani sotterranei e mondi nascosti nelle profondità del pianeta. Oggi, più di 150 anni dopo, la scienza sta confermando che intuizioni apparentemente fantastiche avevano un fondo di verità.

Ovviamente, l'acqua scoperta dai ricercatori non è un oceano navigabile come quello immaginato da Verne. È acqua molecolare intrappolata nei cristalli, sottoposta a pressioni e temperature che la renderebbero irriconoscibile. Come spiega ironicamente uno degli studi: è come se l'ardesia (quella che usiamo per le lavagne) contenga il 13% di acqua in peso, ma nessuno si sognerebbe mai di provare a bere da una lavagna.

Le sfide della ricerca

Nonostante questi progressi straordinari, rimangono ancora molte domande senza risposta. Gli scienziati stanno cercando di capire quanto sia diffusa quest'acqua nel mantello terrestre, come influenzi i processi geologici globali e quale ruolo abbia giocato nella formazione e nell'evoluzione del nostro pianeta.

Come sottolineato da Newsweek, questa ricerca ha implicazioni che vanno oltre la pura geologia: "La profondità dell'acqua che può essere immagazzinata nell'interno terrestre determinerà la sua scala temporale per tornare in superficie e influenzerà l'inventario dell'acqua sulla superficie terrestre."

Un pianeta ancora pieno di sorprese

Queste scoperte ci ricordano quanto poco sappiamo ancora del pianeta su cui viviamo. Mentre esploriamo lo spazio e cerchiamo acqua su Marte, sotto i nostri piedi si nascondono oceani di cui stiamo appena iniziando a comprendere l'esistenza.

La prossima volta che guarderete il suolo sotto i vostri piedi, ricordatevi che a centinaia di chilometri di profondità si estende un mondo acquatico nascosto, intrappolato nei cristalli di minerali dalle forme impossibili, che potrebbe contenere più acqua di tutti gli oceani che possiamo vedere. È un promemoria umile di quanto il nostro pianeta sia ancora pieno di misteri da svelare e di come la curiosità scientifica possa trasformare anche il più "inutile" dei diamanti in una chiave per comprendere i segreti più profondi della Terra.

Come ha detto saggiamente Tingting Gu: "Non abbiate paura di comprare un diamante con un'inclusione" - non si sa mai cosa potrebbero contenere. E chissà, magari il prossimo grande segreto del nostro pianeta è nascosto proprio in una di quelle "imperfezioni" che di solito scartiamo.